La seconda navigazione ...verso la realizzazione professionale

Gli antichi ci insegnano come superare i nostri limiti sviluppando nuove conoscenze su noi stessi e tutto quello che ci circonda, andando oltre le apparenze alla ricerca di una dimensione invisibile. 

 

I filosofi greci hanno dato origine alla cultura e alla civiltà occidentale mettendo le basi e i fondamenti per tutte le scienze moderne, dalla fisica alla matematica, dalla chimica alla medicina. Il mondo sensibile, ovvero la materia e tutto quello che deriva dalla nostra esperienza ha costituito un oggetto di indagine che ha prodotto risultati sorprendenti, soprattutto in filosofi come Democrito, tra i primi a individuare il concetto di Atomo o Empedocle con i suoi quattro elementi, acqua, aria, terra e fuoco da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia, ma la ricerca non si è fermata lì; Platone, per la prima volta nel suo Fedone, parla dell’esigenza di andare oltre la realtà sensibile procedendo in quella che lui stesso definisce la sua seconda navigazione, ovvero un’esperienza di conoscenza che conduce all’eudaimonia, ovvero la verità che rende liberi e felici.

Anche nella ricerca della realizzazione professionale bisognerebbe saper andare oltre la realtà sensibile che nella maggior parte dei casi che mi capita di vedere è fatta di obiettivi, risultati e competenze da sviluppare; di solito la dimensione lavorativa occupa uno spazio significativo nella nostra vita, se ci accorgessimo di averla scelta trascurando una parte di noi che avrebbe voluto dire la sua in proposito, forse saremmo costretti a fare i conti con noi stessi, magari a voler tornare indietro per rimettere le cose a posto, ma come si fa a sapere se è proprio così?

Partiamo da quello che tutti vogliono, quando si parla di un lavoro come ad esempio una buona remunerazione, la sicurezza e la stabilità, un bell’ambiente fatto di persone piacevoli e stimolanti e così via e chiediamoci in cambio di questo che cosa potremmo offrire, perché è molto probabile che se non c’è nulla che possiamo offrire, anche quello che richiediamo faticherà ad arrivare, ma questo viene sottovalutato dai più, perché fa parte di una realtà che non è immediatamente visibile e concreta come gli obiettivi da realizzare.

Chi punta il focus sul desiderio e cerca di amplificare le sensazioni che rafforzano il suo potere affinché questo divenga sempre più presente, come un pop up di uno di quei siti che hanno scelto il marketing virale come modalità di vendita, naviga a vista e perciò non andrà mai lontano, perché non ha imparato a tracciare una rotta sulla carta, perchè è incapace di postulare, ovvero di immaginare che possa esistere una realtà diversa da quella che i sensi possono rivelarci. Una parte di questa, naturalmente postulata, è formata dalla passione che ci caratterizza, qualcosa che si sente prima ancora di essere compresa, una sensazione che ci dice che siamo vicini a realizzare la cosa più importante di tutte, forse proprio quella per cui siamo arrivati fino a qui.

Io noto che chi vuole migliorare la sua vita professionale spesso parla più di quanto ascolti e se per caso gli chiedi se ha chiarito quali sono i suoi obiettivi rischi di venire travolto da un fiume di parole sapientemente collocate in un disegno ingegneristico sul proprio futuro, formalmente perfetto ma privo di vita, standardizzato, uniforme, lo stesso di altre milioni di persone.

La seconda navigazione da compiere per chi è arrivato a un punto in cui non proprio tutto sembra andare per il verso giusto, comincia con l’ascolto, con una domanda più che con una risposta, con il silenzio più che con le parole. Andare oltre i propri limiti non significa solo ricercare il successo e la realizzazione come ci abituano a credere le frasi fatte dei motivatori ma magari dedicarsi a una causa, decidere di assecondare i propri desideri qualunque essi siano, vivere la vita che si vuole e non quella che gli altri vorrebbero che noi vivessimo. Nessuno mai potrà garantire che lasciando le nostre concrete visioni rassicuranti troveremo l’eudaimonia, ma tutti vi potranno confermare di non averla trovata, laddove sono rimasti.

Ai molti che vogliono migliorare la loro sfera professionale in questo momento e che chiedendo aiuto, hanno ottenuto i consigli di credere in loro stessi, rinforzare la propria autostima e a puntare in alto, io dico di provare, mentre guardano in alto, ad osservare le stelle, perché ci sono dei segnali che ci aiutano a lasciare la terra dietro di noi e a prendere il largo senza alcuna paura di non saper più ritornare da dove siamo venuti.

Fabrizio Rota

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